Obbligo digitalizzazione, la sfida delle PA

 
8 Luglio 2016

Settembre 2016 sarà una data storica per la digitalizzazione delle PA: è il termine, stabilito per decreto, entro il quale le amministrazioni pubbliche dovranno essere in grado di gestire tutti i documenti in formato elettronico, accompagnando quindi tutto il Paese nella complessa migrazione da cartaceo a digitale.

Tradotto nel nostro vivere quotidiano, tale migrazione non obbligherà i cittadini a comunicare in formato elettronico con le PA: saranno le PA stesse a dover adeguare i propri processi, in modo da garantire la digitalizzazione dei documenti ricevuti e l’invio multicanale (cartaceo oppure elettronico) a seconda dello “status” digitale del destinatario.

Il DPCM è stato pubblicato in Gazzetta il 12 gennaio scorso, dunque le PA avranno un anno e mezzo di tempo per adeguarsi: scaduti i termini, avrà luogo lo switch off, con l’obbligo di digitalizzazione dei documenti e le relative sanzioni per le amministrazioni che non avranno adeguato i propri sistemi.

Il decreto non prevede il totale annullamento della carta, ma una sua riduzione e una maggiore efficienza dei processi: chi non possiede un recapito digitale (PEC, email certificata) continuerà a ricevere i documenti cartacei, tutti gli altri (privati e imprese “digitali”) potranno comunicare con le PA senza più utilizzare né ricevere alcun foglio di carta.

Su questo punto Maria Pia Giovannini, dirigente dell’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale, che ha di recente riconosciuto a Postel il ruolo di Conservatore accreditato) è stata chiarissima: “Per le PA digitalizzarsi sarà un obbligo, per tutti gli altri un auspicio”.
Auspicio che condivono tutti coloro che credono nel digitale come forza trainante dell’economia.